di Gianvittorio Randaccio
Il mondo della cultura è un po’ in subbuglio, un caso spinoso lo anima, una di quelle situazioni bizzarre e stravaganti a cui non si riesce a dare una spiegazione.
Henry David Thoreau, filosofo, naturalista, poeta statunitense di cui abbiamo letto e ammirato scritti come Walden, ovvero la vita nei boschi o Disobbedienza civile, che scriveva cose come «non è una vera scusante per nessuna grossolanità, dire che è naturale. I boschi arcigni sanno concedere di essere molto delicati e perfetti nei dettagli», che viene considerato da molti un precursore del pensiero ecologista, un ispiratore della lotta nonviolenta, letto da Tolstoj, Gandhi e Martin Luther King, ecco, questo Thoreau qui, che si commuoveva al suono delle campane, che abbracciava la terra, che si struggeva davanti a una betulla, pare diventato improvvisamente un altro: i più informati dicono che si faccia chiamare Cecyl Théréau, che finga di essere francese e che giochi in serie A, nel Cagliari, dopo aver militato anche nel Chievo, nell’Udinese e nella Fiorentina. La sua metamorfosi è incredibile: la sua disordinata capigliatura, la folta barba e il naso a patata sono state sostituite da lineamenti aguzzi, dai capelli sghembi e a spazzola e da un numero imprecisato di tatuaggi (due ali enormi sulla schiena, un bacio sul collo, tre stelle sulla nuca i più evidenti) e da un sorriso furbo ed enigmatico. Una spiegazione, suggerisce Ralph Waldo Emerson, amico di Thoreau e anche lui ex calciatore (veniva soprannominato il Puma dai tifosi della Roma), potrebbe essere quella dei debiti: a furia di vivere isolato nei boschi, Thoreau avrebbe trascurato il lavoro e la famiglia, che adesso reclama per chiedere il mantenimento; non deve aver giovato neanche il mancato pagamento della poll tax del 1846, che il governo americano imponeva per finanziare la guerra schiavista in Messico. Secondo Emerson, Thoreau ha dovuto pensare a un modo veloce e onesto per guadagnare in fretta un po’ di soldi e ha pensato al calcio, con il quale si possono accumulare grandi fortune in pochi anni. Da fonti bene informate pare che il neo calciatore Thoreau/Théréau guadagni almeno trecentomila euro l’anno, che non sono certo bruscolini. Emerson si dice anche sicuro che i tatuaggi che si vedono in molte foto non sono altro che trasferelli, e che il vero Thoreau non vorrebbe avere neanche una coccinella impressa sulla sua pelle: appena finirà la carriera calcistica cancellerà tutto, per tornare alla vita semplice e frugale che lo ha sempre contraddistinto.
In realtà, Emerson pensa al vecchio Thoreau, quello che conosceva lui: secondo un anonimo difensore del Cagliari, infatti, questa nuova vita piena di denaro e piaceri materiali non dispiace affatto all’ex (?) filosofo americano, che ultimamente si è anche cimentato nella regia di filmini hard, pensando forse a una strada alternativa al calcio, quando non avrà più l’età per correre dietro a un pallone.
Ogni ipotesi è lecita, a questo punto: chissà, magari qualche produttore televisivo lo scritturerà per il prossimo, disturbante reality show su un’isola deserta e lui non troverà niente di strano nel parteciparvi, magari facendosi chiamare Marc Oliver Thareau.