Jurgen era altra cosa

di Luigi Ferro

[…] L’anno successivo un altro tedesco si aggiunge alla coppia vincente. È Jürgen Klinsmann, un biondo attaccante, capocannoniere in Germania e capace di correre i 100 metri in 11 secondi netti. All’Inter rimane tre stagioni giocando in totale 123 partite con 40 gol. Non esattamente un cecchino, ma i tifosi hanno sempre avuto una certa simpatia per la “pantegana bionda”. Il soprannome è opera di Marco Santin, uno dei tre della Gialappa’s Band: «Mi faceva ridere il modo in cui Klinsmann si rotolava per terra dopo un presunto fallo. Il tedesco accentuava tutti i contatti. Alla Nedvěd, insomma. È difficile che un soprannome duri nel tempo. Invece Klinsmann è ancora la “pantegana bionda” oggi, come lo era quindici anni fa. Solo “Fontolino- Fontolan” forse regge il confronto. Lo confesso, da innamorato dell’Inter forse sono stato un po’ cattivello con Jürgen. Ma Klinsmann veniva dopo Ramòn Diàz e lo scudetto dei record, il nostro ultimo scudetto. E sbagliava dei gol…».


Il confronto con Nedvěd più che impietoso è clamorosamente ingiusto, Jürgen era altra cosa. È vero che qualche gol di troppo l’ha sbagliato ma il suo impegno non è mai mancato. Dal punto di vista tecnico non aveva caratteristiche particolari, ma sapeva adattarsi ai compagni di reparto creando spazi e giocare per la squadra. Fuori dal campo era un personaggio. Se Brehme e Matthäus erano due veri “teteschi di Cermania”, Klinsmann era un cittadino del mondo. In vacanza gli piaceva girare il mondo con lo zaino in spalla al contrario di molti colleghi abituati alle vacanze da VIP nei grand hotel o nelle spiagge dei super ricchi. Un giorno, ha raccontato il giornalista Paolo Ziliani, chiese al portiere di riserva dell’Inter Astutillo Malgioglio perché non si fermava mai alla fine dell’allenamento per fare due chiacchiere con i compagni e avesse sempre tanta fretta. Il vice di Zenga gli raccontò della sua palestra per la rieducazione motoria di bambini cerebrolesi. La struttura si chiamava Era 77 (acronimo di Elena, il nome della figlia nata nel 1977, della moglie Raffaella e di Astutillo) dove aiutato dalla moglie prestava questo servizio gratuitamente mettendo a disposizione tutto il suo tempo libero. Il tedesco rimase molto colpito dalle parole del portiere e volle andare a vedere di persona il suo lavoro. «Klinsmann» racconta Ziliani «mantenne la promessa. Salì sul Maggiolino scassato di Malgioglio, andò con lui a Piacenza, passò l’intero pomeriggio a guardare Tito assistere i bambini cerebrolesi. Poi, prima di risalire sul Maggiolino per farsi riportare a Milano, sfilò di tasca il libretto degli assegni e senza dire una parola scrisse 70 milioni (settanta milioni), staccò l’assegno e lo consegnò al compagno. Aveva gli occhi lucidi. Come quelli di Malgioglio».
Difficile non volere bene a uno così anche se sbaglia qualche gol.

[Il pezzo qui riportato è tratto da 1908 F.C. Inter. Le storie, di Mauro Colombo, Luigi Ferro, Maurizio Harari, Andrea Maietti, Roberto Torti, pubblicato qualche mese fa da Hoepli.]

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...