Il campionato in panchina_Piacenza-Virtus Verona

dal nostro inviato Emiliano “el Buitre” Fabbri

Per arrivare da casa mia allo stadio Garilli, impiego circa tre quarti d’ora di auto. Quarantacinque minuti: la durata di un tempo di giuoco. Per questo, ogni giornata in cui gioca il Piacenza, gioco una partita nella partita. Il primo tempo all’andata, pieno di energia, di concentrazione e speranza. Il secondo tempo, al ritorno, il cui umore dipende terribilmente dalla prestazione, ma soprattutto dal risultato! Oggi per il mio primo tempo, mi accompagno con il sound dell’Orchestraccia, che mi fa parcheggiare al Garilli carico e pieno di energia. Ora inizia il bello. C’è la preparazione, l’accoglienza degli arbitri, il supporto ai delegati della Lega Pro e della Procura Federale e, incidentalmente, si gioca anche una partita.
In questo martedì che inaugura febbraio si recupera la prima delle due giornate rinviate causa Omicron, e davanti abbiamo quella che, dopo il fallimento del Chievo, è diventata la seconda squadra di Verona: la Virtusvecomp Verona, guidata da Luigi Fresco. Guidata in tutti i sensi, perché Fresco ne è sia il presidente che l’allenatore. Lo schieramento sulla panchina del Piacenza è ormai consolidato. Al fischio d’inizio di Mario Perri di Roma1, facciamo partire tutti all’unisono i cronometri. All’interno della partita, noi dirigenti diamo sempre un occhio per segnarci cartellini e sostituzioni, quindi spesso sono con penna e formazioni in mano, oltre al telefono, per eventuali comunicazioni urgenti col segretario che è in tribuna.

Quando alla metà esatta del primo tempo ci viene accordato un calcio d’angolo, istintivamente ripongo tutto nella tasca della giacca. Non so perché, forse stavo aspettando la battuta col destro di Cazim Suljic, o magari lo stacco di testa di Luca Castiglia, o meglio ancora il tap-in vincente di Alessandro Cesarini, e così avrei potuto lanciare le braccia al cielo senza far volare fogli, penna, ma soprattutto telefono! È così che mi abbraccio con Sasà Bruno, e subito dopo con Cesarini venuto a esultare in panchina. Quell’esplosione di gioia ce la porteremo per tutta la partita, ma soprattutto sarà fondamentale fino al triplice fischio. Il rientro negli spogliatoi ha il sapore intenso della vittoria. Il post-partita scorre via col sorriso.
Stasera il ritorno a casa è dolce, il mio secondo tempo scorre tra una canzone di Bob Dylan e una telefonata con mio padre. Col sorriso di chi ha vinto!

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