dal nostro inviato Emiliano “el buitre” Fabbri
La striscia di via Emilia che mi conduce a Piacenza è costellata di animali. Selvatici e non. La campagna lodigiana che mi accompagna in Emilia Romagna è piena di cascine con mucche, cavalli e qualche asino. Nella campagna brada volano aironi. E poi ci sono le nutrie che attraversano la strada impunemente, a loro rischio e pericolo. Una volta, alla rotonda di Guardamiglio, ho incrociato persino una volpe. Anche la nostra avversaria quest’oggi ha percorso la medesima strada. La Pergolettese, partita da Crema, passata per Lodi e arrivata allo stadio Garilli. Una partita tra società amiche e tifosi gemellati. Il clima nello spogliatoio è disteso. Quello sul campo è mite. Ci sono tutte le premesse per giocare a calcio. Noi veniamo da tre vittorie consecutive, tre vittorie per 1 a 0. Tre vittorie, come direbbe il buon Max Allegri, di “corto muso”. Tanto per rimanere in tema coi cavalli. La voglia di fare poker è tanta, anche se il primo tempo scorre via senza gol. Dalla panchina ci alziamo solo quando l’arbitro Burlando di Genova decide che è finito il primo tempo.

Nel secondo tempo arrivano poi quei venti minuti che danno un senso, positivo, alla giornata. Tutto nasce da un fallo subito da capitan Cesarini proprio sulla linea laterale che divide la nostra panchina da lui che è a terra. È qui che Alessandro Cesarini mette in pratica le parole di Osvaldo Soriano, quando diceva: «Ci sono giocatori che creano un nuovo spazio dove non avrebbe dovuto esserci nessuno spazio. Questi sono i profeti. I poeti del gioco». Cesarini tiene fede al proprio soprannome di Mago e, ancora col culo per terra, batte la punizione lanciando Munari sulla destra, ed è proprio da quel lembo di terra davanti la nostra panchina che viene creato il gol dell’uno a zero, che Gonzi, cinquanta metri più avanti, segnerà. Un gol che vale tre abbracci: il primo per bomber Gonzi, il secondo per il Mago Cesarini e il terzo per Andrea Corbari, appena operato al ginocchio, a cui si rivolge tutta la squadra sventolando la sua maglia come una bandiera verso la tribuna dove è relegato. Però a Cesarini piace anche segnare, e allora tre minuti dopo decide di mettersi in proprio, e se non fosse per Arini che lo abbatte al limite dell’area piccola: col pallone sul piede e la porta spalancata avrebbe già segnato. Cosa che accade qualche secondo dopo sul logico rigore fischiato da Burlando. Passano ancora sei minuti e mister Scazzola decide di far riposare il Capitano, al cui posto entra il nostro ragazzo nato nel settore giovanile Davide Lamesta. Ma proprio in contemporanea Suljic chiede il cambio per una delle più classiche “vecchie” alla coscia, e così il mister lancia in campo, direttamente dal Camerun dove ha raggiunto i quarti di finale di Coppa d’Africa col suo Gambia, Yusupha Bobb, che decide di festeggiare il suo ritorno con un gol dopo un paio di giri di cronometro, lanciando il suo sorriso contagioso anche sui nostri volti. È così che finisce Piacenza-Pergolettese, col sorriso sulle nostre facce. Il sorriso di Bobb.