Freddie Mercury, Gabor Kiraly e un pistacchio da sessantottomila posti [Budapest – Puskas Arena]
di Gianni Agostinelli
Ripensavo a una scultura che c’è in New Mexico: un pistacchio gigante piantato in mezzo alla strada che sta lì per dire a chi arriva che in quella zona coltivano pistacchi, e forse anche per dire grazie ai pistacchi. Io non ci sono mai stato, non ci voglio neanche andare, se è per questo, ma l’ho visto da qualche parte, forse in un film di Paolo Sorrentino. Mi è tornato in mente guardando lo stadio di Budapest. Non sono stato mai nemmeno lì, in Ungheria, allo stadio intitolato a Ferenc Puskas. Hanno abbattuto il vecchio stadio e sul cratere ne hanno costruito uno nuovo, inaugurato nel 2019, chiamato inevitabilmente alla stessa maniera e dove adesso, nel 2021, giocano gli Europei del 2020. Sono andato su Google Maps e con street view ho guardato lo stadio da fuori e mi è tornato in mente il pistacchio gigante che c’è in New Mexico. È enorme, da sessantottomila posti, sicuramente funzionale e comodo all’interno, ma è come mettere un’incudine sul tavolo dove i bambini giocano coi Lego.

Guardandolo con Google street view, tra le bici che sfilano per le strade di Budapest è impossibile da togliere dall’orizzonte. È simile a molti altri sorti recentemente e sparsi per il mondo, che un giorno bisognerebbe aprire la mappa e collegarli tutti come i puntini della «Settimana Enigmistica», e magari veder uscire fuori qualche messaggio di senso compiuto. Lo stadio è in attesa che dentro ci scrivano qualche pagina di storia succosa ma era altrettanto enorme anche quello che c’era prima.
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