di Antonio Gurrado
15 giugno 1990
Khaled Ibrahim Mubarak, pronunciato con ampie pause scettiche fra una parola e l’altra, è l’autore della rete che non sembra vera, quella degli Emirati Arabi Uniti contro la Germania; l’incredulità di San Siro è ben riprodotta dall’ottimo Franco Zuccalà che, durante il servizio di sintesi per Rai 1, al momento della rete araba esita, tentenna, pare egli stesso colto di sorpresa nonostante la differita, e lascia trasparire l’aggrottare delle ciglia mentre scandisce – ben distanziata una parola dall’altra – il nome del marcatore inconsulto. Detto questo, la Germania una ne prende e cinque ne fa, nonostante i saltelli del volenteroso portiere Faraj Fairouz, che altre cronache riportano col nome di Mushin Musabah: si tratta della stessa persona. Anche la rete più bella dei tedeschi, la quinta, è causata da una crisi d’identità: su un imperioso stacco di testa di Voeller (Faraj Fairouz esce disperatamente alla ricerca di Mushin Musabah), la palla carambola sulla linea dove l’attende una persona, anzi due, o forse una, non è chiaro. Sul palo più lontano c’è Meer, e la palla gli cozza contro una mano rotolando verso il palo opposto, dove c’è comunque Meer, e la palla gli sbatte contro il piede prima di fiondarsi in porta.
La rete viene attribuita a Voeller per senso di pietà e il mistero da mille e una notte viene risolto con l’astuto dilemma leibniziano dell’identità degli indiscernibili: il Meer del palo sinistro è identico al Meer del palo destro solo perché si tratta di due gemelli, rispettivamente Eissa e Ibrahim, che al momento di intercettare la testata di Voeller non sono riusciti a chiamarsi la palla perché ciascuno dei due credeva di essere l’altro. È, del resto, giornata dedicata al chiarimento degli equivoci. Non solo la larga vittoria tedesca sulla rispettiva squadra materasso fa sfigurare ulteriormente la magra prova azzurra contro gli americani; ma non serve a placare gli strascichi di polemiche l’arguzia di Roberto Baggio il quale, interrogato riguardo al fatto che il pubblico di Roma invocasse vanamente il suo nome, risponde che a lui pareva che i settantamila dell’Olimpico gridassero piuttosto: «Ba-cio! Ba-cio!». Anche se non è chiaro fra chi; forse fra Vicini e Carnevale, il quale al momento di venire sostituito dice in mondovisione una parola che inizia per “vaffa” e finisce per “nculo” lasciando poco margine d’interpretazione agli esegeti più pacifisti.
A far chiarezza in Mondiali che si fanno sempre più confusi non aiuta nemmeno Ambreus, il quadrupede che fa da spalla a Piero Chiambretti in Prove tecniche di mondiale, la trasmissione che conduce vestito da sceicco dal ritiro di Imola, e che pare causi qualche dissapore con gli sceicchi veri, i quali fraintendono il senso dell’operazione (tempo quaranta giorni e scoppierà la guerra del golfo). Ha una sola gobba, quindi è inequivocabilmente un dromedario, ma tutti continuano a giurare che si tratti di un cammello.