Ciccio & Spillo

di Emiliano “el Buitre” Fabbri

Recentemente un campione del mondo se l’è vista brutta. Il buon Ciccio Graziani è caduto da un’altezza di sette metri facendosi veramente male e rischiando seriamente di morire. Ma per fortuna se l’è cavata, e oggi, seppur ammaccato, è tornato a casa nella sua Arezzo, e può raccontare anche questa avventura. Anche se stavolta non ha avuto Spillo Altobelli a sostituirlo. Come quella noche dell’11 luglio 1982. Entrambi erano al Santiago Bernabéu. Ciccio in campo col suo numero 19. Spillo in panchina col 18. Si giocava la finale dei campionati del mondo di España ’82 contro la Germania Ovest. Ciccio era il titolare di quella nazionale, compagno di reparto di Pablito. Spillo era il primo cambio in attacco.

Graziani e Altobelli sono conterranei. Originari della campagna laziale. Spillo di Sonnino, antico borgo medioevale sulla catena degli Ausoni, in provincia di Latina. Ciccio è di Subiaco, un paese all’estremità interna della provincia di Roma, attraversato dall’Aniene e che si inerpica su alcune vette dei Monti Simbruini. Erano amici. Sono amici. Ciccio allora alla Fiorentina dopo aver fatto sognare i granata col suo gemello del gol Paolo Pulici. Altobelli è il capitano dell’Internazionale.

Ma torniamo alla notte del Bernabéu, quando gli Azzurri arrivano in finale sull’onda dell’entusiasmo, in cui dopo una partenza balbettante con Polonia, Perù e Camerun, hanno fatto fuori Argentina e soprattutto Brasile, per poi sbarazzarsi ancora della Polonia in semifinale. Su quel prato verde Ciccio il generoso sta giocando la sua finale. Sono passati appena sei minuti quando riceve palla da Oriali sulla trequarti teutonica. A questo punto arriva Wolfgang Dremmler che con un tackle ruvido prende palla e gambe, facendo rotolare il buon Ciccio sul prato del Bernabéu. Coelho non fischia e lascia giocare. Sarà quella l’ultima giocata di Graziani nel mondiale.

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Neuro2020 – GIRONE A – Turchia-Italia

di Maurizio Zoja

Istanbul (Turchia), 3 marzo 1984

TURCHIA – ITALIA

Sì, va bene stare a Londra, andare ai concerti. E suonare ai concerti? Fantastico. Ogni tanto Raffaele ci pensa, che quattro anni fa ha aperto per i Clash in piazza Maggiore, a Bologna. Ma vuoi mettere con la sabbia tiepida che avvolge i piedi nudi? Quello succede solo qui, a Margherita, altro che Londra. Bello tornarci senza avvisare nessuno, starsene un po’ in giro. Senza nascondersi, ovvio, ma senza fare troppi proclami. Anche perché a venticinque anni qui tutti lavorano, hanno figli, famiglie. Non che Raffaele non sappia cosa significa lavorare: ha fatto il cameriere e sa che è dura. Però se dici “faccio il cantante” ti guardano come dire: ok, ma come campi? Non è ancora successo, in questo sabato di fine inverno in cui il sole promette buone cose e al lido Pastara, sul lungomare, stanno già ridipingendo le cabine per la stagione. Nel ristorantino ancora chiuso che d’estate serve riso patate e cozze e parmigiana di melanzane hanno acceso la tele per vedere la partita dell’Italia. Un’amichevole abbastanza inutile, anche perché i campioni del mondo non si sono qualificati per gli europei che inizieranno a giugno. Raffaele si siede nella veranda, se arriverà qualcuno chiederà il permesso, magari una birra. Intanto si gode il vento e la solitudine. Neanche il tempo di buttare un occhio e Altobelli l’ha già messa dentro, con un colpo di testa non proprio imparabile, ma il portiere turco Yasar non sembra un fenomeno. Nell’Italia di Bearzot, che ha già cominciato a fare esperimenti per i prossimi mondiali, ci sono un bel po’ di novità. Giocano Righetti, Franco Baresi, Bagni e Dossena, mentre Cabrini è diventato il capitano, e proprio lui fa il 2-0 al diciottesimo.
Chissà se l’anno prossimo, quando tornerà qui, le cose saranno cambiate anche per lui. Certo la sua scelta l’ha fatta: un album di canzoni italo-disco, mentre Ghigo con i suoi Litfiba ha già suonato in Francia e a Berlino.R-836668-1200385326.jpeg
Fino a poco tempo fa avrebbe scommesso su un futuro di questo tipo anche per sé, ma gli incontri, anche quelli casuali, a volte cambiano tutto. I Café Caracas non ci sono più: ora c’è solo Raf, questo nome un po’ così che gli hanno consigliato di adottare. Mentre ci pensa la Turchia fa il 2-1, dando un minimo di interesse a una partita che non resterà nella storia. Raffaele si alza, un cenno da lontano come per dire grazie, io vado. Domani lo aspettano a Milano per firmare il contratto.


Turchia-Italia 1-2

Altobelli 2′, Cabrini 18′, Tüfekci 65′

Turchia: Yasar (46’ Zafer), Ismail, Erdogan, Rasit, Yusuf (42’ Coban), Fatih, Hasan, Tüfekci, Keser, Sedat, Selcuk. Ct: Ozari.
Italia: Bordon (46’ Galli), Bergomi, Cabrini, Righetti, Vierchowod, F. Baresi, B. Conti, Bagni (46’ Battistini), Rossi (76’ Fanna), Dossena (85’ Sabato), Altobelli. Ct: Bearzot.

Beck, Spillo e Martín Palermo

di Emiliano “El Buitre” Fabbri

Il calcio è costellato di partite epiche. Alcune sono entrate di diritto nella storia, altre sono legate alla propria squadra del cuore e poi ci sono quelle che ognuno di noi ricorda per pura passione personale. Tutte però hanno un unico comune denominatore ovvero sono legate a un risultato, sia esso favorevole o contrario. Ergo: ai gol. È difficile che rimangano impresse gare in cui un gol venga salvato o peggio ancora sbagliato, a meno che non contengano qualcosa di speciale, a meno che non entrino nell’immaginario collettivo grazie a qualche artista.Martin_Palermo
È il caso di Inter-Slovan Bratislava del 15 settembre 1982. Il Mundial ispanico è ancora vivo nel cuore e nell’immagine di Paolo Rossi, nel senso del calciatore, e quando si gioca un primo turno di Coppa delle Coppe a ergersi a protagonista è uno che quei mondiali non li aveva giocati, seppur l’opinione pubblica tifasse per lui, tanto da far incazzare il Vecio finanche a dare un manrovescio a una tifosa troppo esaltata per il suo calciatore tanto amato. Calciatore dal mancino sopraffino certo, ma dal carattere scapigliato. Calciatore che, dopo quella partita di San Siro è entrato direttamente nella cultura popolare grazie a un artista che ha portato le sue gesta, ahilui infauste, addirittura in teatro col monologo Lode a Evaristo Beccalossi. Grazie a Paolo Rossi, nel senso dell’artista. Ecco. Il Beck. Uno che teneva per lui il genio e lasciava agli altri l’incazzatura, quella sera riuscì nell’impresa di sbagliare due calci di rigore nel giro di un quarto d’ora. Il primo fuori rasoterra sulla destra, e quando l’arbitro portoghese Graca Oliva ha indicato per la seconda volta il dischetto, s’è fatto ribattere il secondo dal portiere Mana, con tanto di ribattuta ri-ribattuta. Immaginate il suo stato d’animo quando uscì dal campo sostituito da Bergamaschi. E quello di San Siro.
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